PERCHÈ LITIGO SEMPRE CON IL MIO PARTNER? I 5 segnali che sono alla base del litigio.

Basterebbe pensare ai tanti impegni quotidiani: lavoro, traffico, spesa, faccende di casa, imprevisti per far saltare i nervi anche ad un Buddha!

Insomma, le situazioni che ci fanno sentire saturi e stanchi sono sempre dietro l’angolo. Poi, arriva il momento che arrivi a casa, ti togli le scarpe e metti le ciabatte per dare leggerezza e riposo al piede. Dopo, vedi il divano, accogliente, comodo morbido, dove far sprofondare il nostro corpo ma anche la stanche zza del giorno. E invece? Prepara la cena, sistema casa perché non si ha mai tempo (oramai è diventato “cool” dire che – non ho mai tempo – soddisfa il nostro senso di importanza come persone impegnate), passa l’aspirapolvere, rifai il letto… Uff! il solo pensarci mi fan venire vogli di sprofondare sul divano…

MA…

Sicuramente i nostri ritmi quotidiani alzano la nostra stanchezza, e quest’ultima rende tutti più irritabili anche alle più piccole sollecitazioni.

Insomma, la nostra vita frenetica è solo la “cornice” di un quadro più complesso.

Dobbiamo comprendere che cosa permette un litigio. In altre parole quali sono le premesse.

Spesso trovo ridondante alcuni schemi che si ripetono nelle coppie:

  1. NON ACCETTARE LA VISIONE DELL’ALTRO. Erroneamente crediamo che la nostra visione del mondo sia la verità assoluta, dimenticandoci che è solo un punto di vista. E, che la nostra “mappa-del-mondo” non va imposta e spalmata sull’altro, ma va condivisa. come a dire: “guarda la mia mappa del mondo mi fa percepire questi fatti qui(fatto 1, fatto 2, 3, 4, 5…) e ho una reazione di questo tipo(rabbia, fastidio, irritazione, mancanza di rispetto…). Questo è un modo – SANO, SAGGIO E MATURO – di intendere una relazione. Altrimenti si attivano:

  1. DINAMICHE DI POTERE, basate sul presupposto che: “la mia visione del mondo è meglio della tua” oppure “il mio percepire è superiore al tuo”. Questi presupposti  sono “benzina” perché vanno a creare una escalation simmetrica dove ognuno dei due partner deve dominare sull’altro. In questo modo viene a crearsi sempre una maggiore polarizzazione, distanziando ancor di più i due partner. E, come ulteriore conseguenza vi è:

  1. SCARSA EMPATIA. Quest’ultima è fondamentale per comprendere lo stato d’animo altrui. È mettersi nei panni dell’altro, nelle proprie emozioni, nei bisogni, nelle priorità che fa sentire la persona compresa e capita. Tal volta può capitare di non comportarci come il partner si aspetterebbe da noi, e questo può indurre delusione in chi si crea l’aspettativa. “Minacciando” l’altro con frasi tipo: – tu non mi capisci -, – non ho mai una spalla su cui poggiarmi -. Spesso in terapia di coppia sento dire da uno dei partner che fa esattamente questo ma è un dare a “senso unico”. Questo presuppone che per il litigio non vi sia:

  1. ATTENZIONE BIDIREZIONALE, entrambi i partner possono volere e impegnarsi ad empatizzare con la visione del mondo del partner, e/o con la situazione che sta vivendo in quel preciso momento. La cosa più importante dell’attenzione bidirezionale è che entrambi i partner si sentono – riconosciuti – nel proprio stato d’animo, nel proprio valore. Ed è questo un segnale potente che si lancia al proprio partner. Siamo essere sociali, sempre in relazione, e a diversi livelli di bisogno e importanza vogliamo essere riconosciuti in quello che facciamo, nelle nostre intenzioni. Riconoscersi significa darsi e dare valore. Il contrario fa scadere in relazioni scontate e abitudinarie. E questo avviene anche perché vi è:

  1. ASSENZA DI COMUNICAZIONE, intesa questa come condivisione di informazioni che vanno in direzione di un riconoscimento di qualcosa di edificante invece che qualcosa di giudicante. Nel giudizio e nella critica, si annida sempre una forma di velata superiorità. Io posso giudicare te, io sono portatore di una verità maggiore alla tua. Questa comunicazione è disfunzionale al buon rapporto di coppia. Piuttosto è buono e saggio porre domande tipo:  

“sei soddisfatto di quello che hai ottenuto?”

“pensi che sia il tuo massimo oppure potresti fare di meglio?”         

“questo che hai ottenuto è frutto del tuo massimo impegno?”.                                      

Domande che aprono uno spazio di riflessione, di valutazione consapevole del proprio operato, più che creare una sentenza.      

Il rapporto di coppia è una costante danza interattiva, e come ammoniva Osho:

 “L’ Amore non è una passione. L’ Amore non è una emozione. L’ Amore è una comprensione profonda del fatto che in qualche modo l’altro ti completa. Qualcuno ti rende un cerchio perfetto; la presenza dell’altro rinforza la tua presenza”.

                                                                       

        

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